Obédience : NC Loge : NC Date : NC


Trasmissione Iniziatica

Iste magistrorum locus est simul et puerorum mittunt quando volunt hic res quas perdere nolunt. Questo è il luogo dei Maestri e al tempo stesso degli allievi : qui portano, quando lo vogliono, le cose che non desiderano perderé. (Tracciato sull’architrave del chiostro dell’abbaziale romanica di Conques).

Réne Guenon, nel suo « Considerazioni sull’iniziazione » che, condiviso o meno,  meriterebbe un’attenta lettura da parte degli aderenti all’Ordine, riporta, fra l’altro, alcune considerazioni a cui è bene porre attenzione. Dapprima : « Se non fossero osservati…[i riti], o se fossero alterati in qualcuno  dei loro elementi essenziali, nessun risultato effettivo potrebbe essere  ottenuto ; sennonché, anche se si tratta di una condizione necessaria, essa non è tuttavia sufficiente, e occorre inoltre, perché tali riti abbiano il loro effetto, che siano effettuati da coloro che hanno competenza per compierli ».

Poco dopo : « È facile capire, in simili condizioni, che il ruolo dell’individuo che conferisce l’iniziazione ad un altro individuo è di fatto, e veramente, un ruolo di « trasmettitore », nel senso più esatto del termine ; egli non agisce in quanto individuo, ma in quanto supporto di un influsso che non appartiene all’ambito individuale ; egli è unicamente un anello della « catena » il cui punto di partenza è fuori e al di là dell’umanità. Per questo non può agire in nome proprio, ma in nome dell’organizzazione alla quale è ricollegato e dalla quale derivano i suoi poteri, ovvero - ancora più esattamente - in nome del principio che questa organizzazione rappresenta in modo visibile.Ciò spiega fra l’altro come l’efficacia del rito compiuto da un individuo sia indipendente dal valore proprio dell’individuo in quanto tale, cosa che vale parimenti per i riti religiosi ; e ciò noi non lo intendiamo in senso « morale » - senso che sarebbe troppo evidentemente privo di importanza trattandosi di una questione che è in realtà d’ordine esclusivamente « técnico » -, ma nel senso che, quand’anche l’individuo in questione non possieda il grado di conoscenza necessario per comprendere il senso profondo del rito e la ragione essenziale dei suoi vari elementi, il rito non mancherà con ciò di avere il suo effetto completo, a patto che egli, essendo regolarmente investito della funzione di « trasmettitore », lo compia osservando tutte le regole prescritte, e con un’intenzione che la coscienza del suo ricollegamento all’organizzazione tradizionale è sufficiente a determinare ».

Devo scusarmi per la particolare lunghezza delle citazioni, ma era necessario che l’autore potesse esplicitare il proprio pensiero a riguardo del tema e che i Fratelli avessero il tempo di elaborare esattamente l’indirizzo del pensiero del Nostro. Nella prima citazione il Guenon parla di « competenza » mentre nella traduzione del ’49 il medesimo termine è tradotto con « qualità », ma in ambo i casi il pensiero dell’Autore sembra dirigersi nel senso del valore dell’individuo cui è affidata la trasmissione della tradizione.

Il fatto che solo dopo poche pagine egli liquidi la « questione morale » come accessoria ed ininfluente riducendo il tutto ad un fatto tecnico, porta a pensare, da un lato, alla svalutazione che subirebbe l’individuo in favore della struttura iniziatica e, d’altro canto, ad una soluzione strumentale per « salvare » gli Ordini e le vigenti strutture iniziatiche dallo scoprire nel proprio ambito individui che potrebbero essere giudicati non opportuni a ricoprire il ruolo di « trasmettitori », come al Guenon piace chiamarli. L’affermazione del nostro studioso, che in un altro punto dell’opera afferma che le uniche due strutture rimaste in Occidente collegate con la Tradizione sarebbero la Massoneria ed il Compagnonaggio, è per lui basilare altrimenti avrebbe rischiato di non trovare alcuna struttura iniziatica, ed anche religiosa, connessa direttamente con la Tradizione avallando per di più il proliferare selvaggio di sedicenti strutture iniziatiche originate da nebulosi personaggi, da storie più che altro leggendarie o magari da patenti o brevetti di origine non sempre cristallina circolanti pure fra noi. Invece ritengo la questione morale fondamentale, non certo per la continuità di tipo « seriale » di Guenon, ma per una diversa continuità che opera attraverso e con l’individuo, in quanto le qualità morali rappresentano non tanto la condizione iniziale e primaria per un affinamento spirituale quanto solo una condizione secondaria conseguente e dipendente dallo sviluppo dello spirito.

Perché considerare possibile esclusivamente la comunicazione del « potere » da individuo a individuo ? Il potere iniziatico e la conoscenza hanno certamente una sorgente, seppure sepolta nell’ « illud tempus », e per certo di origine metafisica, allora non si vede per quale ragione non si possa ripetere in un qualunque momento del tempo ciò che avvenne in « quel tempo », ovvero l’attingere diretto di un individuo ai contenuti dei livelli transumani.

L’opinione di Guenon accolta come ortodossa da tutte le comunioni massoniche e dalle strutture iniziatiche moderne, evoca in analogia quel concetto esclusivo e restrittivo della Chiesa Cattolica che si ritiene unica ed insostituibile mediatrice, tramite i propri sacerdoti, fra l’uomo semplice e Dio ; per contro l’altra opzione si innesta nella linea di assoluta libertà dell’individuo - qualora ne abbia le qualità - di aprire un dialogo con Dio o, nel nostro caso, di accedere al potere iniziatico ed alla conoscenza.

La scelta della prima opzione è in perfetta concordanza con il dominio dell’uomo sull’uomo, sul suo addomesticamento culturale e spirituale vigenti nel mondo profano; la seconda opzione sarebbe, fino a prova contraria, congeniale ad una struttura iniziatica che onorasse tale caratterizzazione. Alla luce delle considerazioni precedenti è facile capire perché le qualità preferite oggi per condurre una Loggia siano - fatta salva qualche rarissima eccezione - doti di conduzione manageriale o di intrattenimento ludico inibendo così a coloro che tentassero un proprio orientamento interiore di realizzare l’unica brevissima parte di lavoro comune : la transizione da Loggia ad Officina. È noto che i problemi amministrativi, seppur importanti ma trattati troppo da presso, deprimono per il loro modesto contenuto la visione d’insieme di una buona gestione aziendale, così come i problemi amministrativi dell’Ordine e del Rito soffocano qualsiasi afflato iniziatico.

Siamo ricchi di amministratori, di esperti d’immagine e di pubbliche relazioni mentre siamo poveri, poverissimi, di uomini sensibili, umili, attenti e curiosi, dal che ne consegue che in queste condizioni è impossibile parlare di struttura esoterica, nonché di qualsiasi lavoro per il bene dell’Umanità, per non parlare poi della Gloria del Grande Architetto dell’Universo. I rituali riflettono questa scelta di fondo oggi imperante : un rituale, che non fosse  stato denaturato dalla necessità di adeguamento (?) ai tempi, correttamente eseguito nelle forme esteriori ed esperito in quelle interiori, indurrebbe in coloro che operano una temporanea abolizione dello spazio profano e la creazione di un’area sacra con la  contemporanea sospensione del tempo comune ; si crea qualcosa che non possiede nessuna delle due componenti suddette. Colui cui è consentito varcare la soglia di questo non-luogo è interiormente modificato tanto che in Apocalisse si dice a tal riguardo : « A chi vince io darò della manna nascosta, e gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve ».

Torniamo però un passo indietro ed in particolare all’affermazione di Guenon sull’inutilità che l’operatore viva in sé il passaggio dal mondo profano all’area sacra: si sa che la transizione non è immune da pericoli ed è stata descritta molte volte facendo riferimento all’atto che, secondo
i testi tradizionali, è definito come « smembramento ». L’iniziazione sciamanica avveniva allorquando il futuro sciamano assisteva allo smembramento del proprio corpo ad opera dei « demoni » signori dell’iniziazione. Tale operazione era vissuta in uno stato onirico di  estrema realtà durante il quale lo sciamano vedeva i demoni staccare le proprie membra, separarle con ganci di ferro, procedendo alla scarnificazione, alla pulizia delle ossa, alla loro bollitura per concludere l’operazione con la loro riunione rinsaldandole con pezzi di ferro. Riguardo allo smembramento la memoria corre immediatamente al mito di Osiride, alla ricerca da parte di Iside delle membra del consorte ed all’amorosa riunione di esse. Troviamo pure nello « Splendor Solis » di Trismosin - splendido « liber mutus »  tedesco del XVI secolo - la decima figura, denominata « Obsectio » dove si vede un cadavere smembrato sovrastato da un uomo oscuro che impugna una spada. Ed ancora nell’« Atalante fugitive » di Michael Maier l’emblema XLIV che s’intitola « Dolo Typhon Osyridem trucidat, artusque illius. Hinc inde dissipat, sed hos collegit Isis inclita ».

Particolare attenzione all’incisione che accompagna questo emblema poiché il Re giace in una bara circondato da tre figure impotenti, mentre sullo sfondo si scorge l’atroce operazione. Dunque la Tradizione indica a chiare lettere che la chiave dell’area sacra alberga  nell’uomo che tenta di attraversare la soglia, e nella sua configurazione interiore ; quest’ultima sfugge a qualsiasi volontà cosciente ed appartiene ad un mondo dove i fenomeni avvengono solo per empatia e per la presenza di determinate e precise qualità. La configurazione adatta ad aprire la porta è totalmente ignota alla coscienza del viaggiatore e diversa da individuo ad individuo, dunque non è possibile « barare », autodefinirsi « adepti », né ricorrere alla compulsazione estensiva e accademica dei testi tradizionali i quali semmai divengono leggibili nella loro interezza solo quando si sia penetrati  nell’area sacra. Il percorso testè delineato viene sintetizzato nel Rito Scozzese dalla divisa « Ordo ab Chao », intesa come il procedere del ricercatore dal caos del mondo profano all’ordine dell’illuminazione nel massimo grado della scala Scozzese. Ipotizziamo invece che il « Chao » sia il non manifestato e l’« Ordo » il manifestato : un sistema binario che sembrerebbe ubbidire alla Regola della Tabula Smaragdina con l’ipotesi, tutta da provare, che il non manifestato sia un ordine diverso, riflesso speculare della manifestazione, ambedue condizioni necessarie per l’esistenza della realtà illusoria  quale noi la percepiamo prima di conseguire l’iniziazione reale.

L’« ordine nuovo » in cui sono stati riunite le membra dell’iniziato è realmente un nuovo ordine ? O è il « caos » riletto con qualità di coscienza diverse ? Il mutamento che l’individuo subisce è un mutamento soggettivo o oggettivo ? È ancora quell’individuo così individuale, pur conservando come i suoi simili profani categorie di conoscenza e di comunicazione, per poter parlare ancora di soggettivo ed oggettivo ?

Nell’ambito di quest’ipotesi la divisa Scozzese assumerebbe tutta un’altra prospettiva offrendo un’interpretazione lievemente diversa: l’« ordine » viene abolito quale contrapposto del « caos », svincolando la divisa da un’interpretazione semplicistica che la assimilerebbe ad una contrapposizione fra bene e male con termini mutati. Il binomio ordine - caos si offre così, nella sua interezza ed il suo mistero, alla meditazione del dilettante come un sistema in equilibrio in sé ma con forte dinamismo interno. Il ricercatore, individuo e osservatore, accede, modifica ed è modificato dall’esperienza essendo costantemente sottoposto all’azione delle due forze ; quando egli penetra in questa via a senso unico e senza uscita d’emergenza è chiamato, senza certezza di vittoria e per salvare l’esistenza, a realizzare in sé e fuori di sé l’equilibrio degli opposti, ovvero ad armonizzare « ordine » e « caos ».

C’est pourquoi la séparation, & la conjonction étant faite, beaucoup de miracles viennent à se faire en l’œuvre secrète de nature È per questo che essendo compiute la separazione e la coniugazione, molti miracoli si realizzano nell’opera secreta della natura.

L\ B\


3016-A L'EDIFICE  -  contact@ledifice.net \